Come i primi

Sto scrivendo questo libro con l’intento umano-troppo-umano dei primi filosofi. E non mi nascondo dietro lo schermo delle false modestie o delle presunzioni, che secondo Aristotele erano due vizi equivalenti. Il primo filosofo, ormai 2.600 anni fa, non si pose questo problema. Era immerso nella sua vita, sentiva l’immenso mondo dentro di sé e intorno a sé, lo avvertiva come tutto da investigare e scoprire, dunque aveva problemi ben maggiori e più urgenti di quello. Usciva di casa al mattino e di fronte alla realtà fisica, al consesso umano, ai dubbi sull’esistenza, sul mondo, sapeva di avere già il suo bel daffare per ricercare e trovare risposte. Qualcosa che placasse il suo sentimento di spaesamento, e che lo aiutasse prima a conoscersi, poi a capire, dunque a vivere.

Del resto per i Presocratici e fino a Socrate, ma anche qualcuno dopo di lui, “filosofia” non coincideva con “storia della filosofia”. Non c’erano altri filosofi precedenti nelle cui parole perdere la retta via della comprensione in una catena di reinterpretazioni e esegesi, come invece avviene in questa nostra epoca.
Tra citazioni di grandi pensatori su pagine facebook un po’ sempliciotte e rivisitazioni del pensiero di autori del passato fatte da intellettuali un po’ troppo innamorati dei soldi, oggi mi pare che si sia un po’ perso il senso di cosa sia fare filosofia.

Non è forse un caso che di filosofia si occupino molto gli psicanalisti, così come di politica i filosofi. E neppure che, forse, debbano essere gli scrittori, gli artisti a riprendere in mano il bandolo della nostra vera, profonda, applicata ricerca filosofica.

E così ogni mattina esco di casa, guardo il mare Egeo verso levante, o verso nord ovest, cioè nel bacino mediterraneo dove la filosofia è nata, e inizio a pormi i problemi più imminenti, impellenti, inevitabili, indifferibili. E poi procedo.
Ho pagato caro, e pago tuttora caro, il mio totale disinserimento da ogni salotto del potere, da ogni conventicola culturale, da ogni appartenenza a reti di relazioni, da ogni pubblico ammaestrato, da ogni ideologia… cioè da ciò che mi avrebbe aiutato ad avere maggiore visibilità, maggior peso o fama, e a vendere più libri. A fronte di queste dotazioni, avrei perduto quasi certamente la mia libertà intellettuale.

L’unica garanzia che ho voluto dare a me stesso, ai miei amici intorno e poi a i miei lettori, è quella di scrivere ciò che davvero sento, ciò a cui arrivo con le mie mani, la mia statura, il mio pensiero. E che trovi riscontro diretto in come vivo. Senza rubacchiare o rivisitare le idee di altri.

Dunque mi sento e sono nella condizione ideale per fare filosofia, ed essere preso per vero. Bisogna pagare prima, sempre, salato, a lungo, per poi provare dentro di sé la sensazione di una stella danzante.

Ogni epoca, per un autore, ha il suo libro, che chiede di essere scritto. E quello che sto scrivendo è molto adatto a me, oggi. Una consapevolezza che mi fa provare un grande benessere.

Buona giornata a tutti voi.

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Quarta puntata di STORIE – Podcast di Dialoghi Mediterranei

Dialoghi Mediterranei

Uscita oggi, ora, la nuova puntata settimanale di “STORIE“, podcast di “Dialoghi Mediterranei”.
Storie di gente come noi, non storie di “vincenti” ma di “viventi”.

Con Francesca, protagonista della nuova storia, scopriamo che i blocchi che ci impediscono di agire possono diventare responsabili “blocchi di partenza” dai quali far scattare il nostro desiderio di cambiamento. La sua è la storia di una donna che si è sentita rinascere quando ha partorito. E da lì non si è più fermata. La seguiremo nella sua rotta tra Genova, Milano e Varese. La sua è una “crêuza de mä”, una via che dall’entroterra la riporterà al mare.

Qui per ascoltare il podcast.

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Ecco la Rotta 2024. Avanti.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante mappa e il seguente testo "Itaka Messolonghi akinthos Nauplio Aegina Andros Kalamata Spetses Pylos Paros Milos los EDITERRANEA 1"Eccola. poco meno di 1500 miglia a vela a girovagare, portando avanti progetti scientifici, culturali, e stando insieme a vivere. Qualcuno, un po’ involuto emotivamente, psicologicamente, relazionalmente, sottovaluta quest’ultimo aspetto: il laboratorio sociale che svolgiamo a bordo di Mediterranea. Non io, naturalmente. Considero questo una delle maggiori acquisizioni di Mediterranea, che da quasi dodici anni esiste nelle menti, nei cuori, nelle azioni di un mucchio di gente proprio per consentirci una esperienza di vita e di conoscenza di se stessi, degli altri, del nostro mondo. Conoscenza rotonda, quasi omnicomprensiva, che altrove è molto difficile praticare.

Costruire oasi per le nostre vite, dove sia possibile ogni sospensione del giudizio, ogni clichet, dove dunque i muri sia possibile ridurli di altezza, se non abbatterli, è forse la maggiore esperienza umana. Ad essa è collegato sia il sapere che il sentire. E questo, soprattutto oggi, mi pare straordinario.

Ecco perché si riparte ancora e ancora. Con enorme orgoglio.

Clicca Qui per la rotta.
E scrivi qui per avere informazioni: info@progettomediterranea.com

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Inizia “STORIE”, podcast di “DIALOGHI MEDITERRANEI”

“Storie senza la parola fine, ma che almeno… hanno avuto un inizio”.

È con questo bel claim, anche molto poetico, che comincia il podcast “STORIE“, il nuovo progetto di “Dialoghi Mediterranei” realizzato da Valter Carasso, viaggiatore, giornalista, “facilitatore” (come lui ama definirsi), curioso conoscitore senza frontiere di idee, convinzioni, pratiche, ipotesi di vita. È lui ad aver realizzato il mio ultimo podcast, ricordate? (qui per ascoltarlo).Tutto nasce da Catania, 12 febbraio 2024 (la seconda edizione…) dove anche quest’anno hanno avuto luogo i nostri dialoghi filosofici. Uno spazio, un’oasi, per riprendere in mano gli spazi essenziali delle idee, del ragionamento, delle ispirazioni, degli stimoli, delle spietate visioni necessarie per affrontare le nostre vite costruendo “ciò che davvero è”, e ancor più “ciò che davvero può (e forse deve) avvenire”. Perché la vita non comincia all’inizio, ma quando si decide…

A Catania, quest’anno, si sono creati gruppi di incontro e dialogo per aree regionali (proprio oggi si incontrano a Roma in venticinque, ad esempio) e hanno iniziato a raccontare le proprie vite, i sogni, i progetti, ciò che ha funzionato, ciò che è andato così così, la voglia di ripartire… Vicende e avventure di vita di persone normali, che non si sono rassegnate a una vita comune e hanno ancora voglia di scrivere nel grande libro del proprio destino.

E Valter, che è attento, ha lanciato un’idea di getto, d’impulso, senza prima discuterne con nessuno: “raccogliamo queste storie, lavoriamole per poi offrirle a tutti”.

Nasce così “STORIE” di “Dialoghi Mediterranei”, che ci accompagnerà per un anno, ogni venerdì (lancio oggi la prima puntata, che è uscita due giorni fa). E si comincia con Basilio Busà, poliedrico, instancabile, appassionato. Uno di quelli che per me è l’emblema della Nuova Élite (vi ricordate? “L’Altra Via“).

Ma Basilio non fa parte della Nuova Élite perché è preparato, capace, outstanding, pieno di energia. Non cadete in questo grossolano errore, se così fosse, staremmo parlando di persone dotate di qualcosa di straordinario… Basilio ne fa parte perché è ancora vivo. Perché crede, ha fede nella vita, e perché desidera, cioè ha gli occhi brillanti di stelle e piedi infilati nella sua terra come radici, e perché quando il degrado e la decadenza arrivano fino a lui sono costretti a fermarsi, devono ammettere la sconfitta.

Bisogna avere voglia di ciò che si desidera. Saperlo non basta. E lui questa voglia di restare vivo ce l’ha. Come ce l’ha Valter. Come ce l’ho io.

Buon ascolto dunque.

Si comincia con questa prima puntata. Ma non so davvero dove si andrà a finire, come nella più avvincente, intricata, appassionata delle “STORIE”…

Qui per ascoltare il podcast “STORIE”

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Esce oggi “Chiedi alla polvere”. Stavolta non un libro, ma… un disco.

“Scrivere un verso, piantare un albero…” Si dice così, no? Il senso della vita sarebbe fare tre o quattro cosa. Chissà…
Per me, a dirla tutta, è esplorare ciò che amo. Vorrei fare un viaggio nel profondo del cuore di mia F, ad esempio. Sarebbe il viaggio più bello, ma so che non è possibile, e forse neppure giusto… Eppure io sono diventato così: non più particolarmente interessato a tutto… ma alla profondità di ciò che davvero amo, di ciò per cui sento identità e appartenenza.

Ecco perché ho provato enormi emozioni a scrivere musica. Perché è un passo oltre, una spedizione nuova, nel grande viaggio della creatività delle parole, del senso comunicabile, dell’evocazione. Io vivo di parole, eppure queste mi mancavano. Mi mancavano le parole accanto alle note. Mi mancava che scaturissero dalla musica pensata e sentita da un caro amico, Marcello Ferrero, ma fossero anche venute da me, dalle mie evocazioni, dalle immagini che affollano la mia testa, il mio cuore. Mi mancava poter proporre a Marcello una nota diversa, a Stefano Mattozzi un ritmo diverso, o accogliere una loro nota, un loro ritmo, e le loro parole…

Ma la scrittura musicale è così precisa. Lo spazio è angusto, la penna quasi non ci sta per dritta. È una caverna, una grotta, una canzone… ma poi scopri che dietro ha una finestra sul mondo. Entri come uno speleologo, e finisce che poi salti e puoi perfino volare. Quanti musicisti, quante frasi musicali, quanti testi ho amato fin da ragazzo nella musica. Oggi ascolto solo jazz africano, prima etiope ora arabo e mediorientale, ma quanto spazio ha avuto la musica nella mia vita: i Queen, i Genesis, i Pink Floyd, i Rush, fino ai Dave Matthews Band, passando per Paolo Conte e De André. E che emozione oggi, dopo tanta strada, comporre…

Insomma… Potrei raccontarvi per giorni. E magari nel tempo lo farò. Ma eccolo qui, il frutto di due anni di lavoro insieme a Marcello e Stefano, ma anche Emiliano, Lavinia, Barbara, tanti altri… e recentemente Gianluca (autore della clip).
Come fosse un film. Come fosse un libro. Come fosse, ed è, un pezzo di vita. Mio e nostro sopra ogni cosa.
Ladies and Gentleman, only for you, only tonight… Zone Franche e il loro primo album “Chiedi alla polvere“.

 

PS
Se ve lo volete comprare…. una sola canzone o tutto l’album, ecco qui dove farlo: Apple Music, Amazon Music.

 

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Podcast “Dialoghi Mediterranei” – Quarta (e ultima) puntata

 

“L’unica cosa che vale di un “NO” è l’essere l’inizio di un’immaginazione”.

Quarta e ultima puntata del mio podcast “Dialoghi Mediterranei”. Stavolta, dalla busta delle lettere dell’alfabeto (pescate a caso e senza conoscere a quali parole erano collegate) escono la M di Mediterraneo, la N di “No!”, la G di Guida, e poi W di Web, K di Kronos, J di Jung…

Ultime parole-chiave prima di vederci a Catania, tra pochi giorni, il 10-11 febbraio, per la seconda edizione dei nostri dialoghi filosofici. Ascoltate, fate crescere i significati dentro di voi. Lasciate che le parole prendano il sopravvento.

“Se un giorno fosse arrivato un marziano e avesse chiesto ‘come avete reagito, cosa avete pensato, avrete immaginato certamente come venirne fuori..’. Ecco, il non aver avuto una risposta per quel marziano, sarebbe stato tragico”.

Buon ascolto.

 


(Podcast realizzato da Valter Carasso e Carla De Meo al “Fienile dell’Anima“)

(I frammenti musicali dell’intero podcast sono tratti dal mio (nostro…) primo album, in uscita il 2 marzo. Zone Franche con Marcello Ferrero e Stefano Mattozzi)
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Podcast “Dialoghi Mediterranei”. Terza Puntata.

A, P, V… le lettere continuano a uscire dal sacchetto di Valter Carasso e Carla De Meo. Terza Puntata, appena pubblicata su Spotify, di questo podcast “dalla A alla Z” (qui: http://spoti.fi/3u9QwdM ). Stavolta le parole sono particolarmente importanti: amore, perimetro, vela… e tante altre..

“Dialoghi Mediterranei” si avvicina così, “a colpi di parola”, a Catania (10-11 febbraio). In tanti vi registrate ancora alla seconda edizione del seminario filosofico, e le parole si accumulano.

Perle della collana che alla fine ci rappresenta.

Con una speranza, incrollabile, come sempre: che le parole siano per noi significative. Che sappiano curare, lenire, indirizzare, ma anche sezionare, pulire, separare. Parole-mano carezzevole e parole-coltello tagliente. Che siano cure date e ricevute restando in ascolto, guardandoci negli occhi. E tuttavia che qualcosa, con un “fendente di parola” cada per terra. Per sempre.

Ecco QUI IL PODCAST – TERZA PUNTATA

#Dialoghimediterranei

#podcast

(Foto: ieri, nel bosco. Passeggiata fino al ruscello che fa da confine di questa terra. Prima di tornare a sud…)

Per iscriverti al seminario di Catania  CLICCA QUI

 

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Podcast “Dialoghi Mediterranei – Simone Perotti dalla A alla Z”. Seconda puntata.

 

“In questa epoca le forze dell’oscurità stanno prendendo il sopravvento…”
“Un uomo non muore quando finisce il suo corpo. Muore quando il suo cuore e la sua mente non sono più in grado di immaginare quello che non c’è”
“L’umanesimo immaginava. Se noi non lo facciamo più siamo in un’epoca di grande decadenza. Questo preoccupa molto di più di una terza guerra mondiale”.

———————-

Seconda puntata del Podcast “Dialoghi Mediterranei – Simone Perotti dalla A alla Z“. Proseguo a estrarre lettere dalla busta di Valter Carasso e Carla De Meo e a tentare di cercare significati alle parole collegate. Oggi escono la Z di zavorra, la T di thanatos, la F di finanze, la L di legami, la D di dubbio, la B di bordi…
Secondo passo per chi si sta preparando ai “Dialoghi Mediterranei – Seconda Edizione” il nostro incontro di Catania del 10 e 11 febbraio (https://www.simoneperotti.com/…/dialoghi-mediterranei…/).

Buon ascolto (anche dei brevi frammenti musicali tratti dal disco “Chiedi alla polvere” di “Zone Franche“, inseriti nel dialogo).

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Dialoghi Mediterranei – Catania 10-11 febbraio ’24


A Catania torneremo il 10 e 11 febbraio 2024. Seconda edizione dei “Dialoghi Mediterranei“, appuntamento di tre mezze giornate per fare (non per “parlare di”…) filosofia.

L’atteggiamento base dell’uomo, quello ovvio, automatico: uscire di casa, guardarsi intorno (e dentro) e cercare di capire la realtà. Ma non la realtà in generale, non la vita nei suoi sistemi necessariamente massimi. La nostra realtà. La nostra vita.

L’anno scorso è stato avviato un pensiero, un ragionamento, una pratica. Quest’anno andremo a fondo, là dove è difficile arrivare.

I “Dialoghi Mediterranei” sono il mio modo di contribuire alla società. Sono il mio spazio, il mio tempo, la mia energia dedicate a chi vuole percorrere la via della comprensione e dell’identità, della consapevolezza e della vita.
Per questo sono uno spazio gratuito e volontario. Dove chiunque, da me in poi, viene per donare, prendere, offrire, portare via, prestare, stando alle leggi base della cultura mediterranea.
Che non sono quelle del denaro…

Vi aspetto.

(clicca sull’immagine, oppure QUI, per registrarti.)

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Per rotta. Il mio augurio per il 2024

Per rotta. Solo questo posso augurarmi, per me, per voi… Di seguire ad avanzare per rotta. Perché una rotta c’è, e lo sappiamo abbastanza bene tutti. Anche i più riottosi, quelli che negano, che vogliono farsi andare bene quello che c’è, com’è, com’è sempre stato. La rotta si sente nel cuore. Ognuno sa esattamente quali sono i suoi “Momenti Buoni”, sa come poterli avvicinare, se non vivere, quanto costerebbe perseguirli, qual è la moneta di scambio col destino.

E allora, nell’ennesimo ultimo giorno dell’anno, non c’è che da augurarsi di accostare con la prua quanto basta, e ritrovarsi giusti di rotta, cioè nella direzione che in fondo al cuore conosciamo bene, che terrorizza quasi tutti quelli che non ci vanno, e fa da balsamo agli altri.

Quel posto c’è. Quella condizione esiste. Quella vita si può fare, e molte altre perfino sconosciute. E oggi è ancora “in tempo”, prima delle grandi tristezze, prima delle malinconie definitive e senza rimedio. Prima che arrivi il giorno “fuori tempo massimo”, quello in cui ciò che non può più essere sarà così salato da pagare da rendere inestimabile ciò che oggi sembra troppo difficile da tentare. Un uomo, una donna, si definiscono forse proprio qui, in questo intervallo di senso e tempo.

Cercheremo di non far mancare l’ascolto, e neppure le parole. Per quel che servono, per quel che possono. Anche se non è fuori, non è “da qualcuno”, che quelle parole e quell’ascolto potranno arrivare a ognuno. Anche, ma non solo. Le parole sono le orecchie che le colgono, non le bocche che le dicono. E quelle orecchie, fatalmente, non possono che essere le nostre.

Saliamo su un albero, quest’anno; seminiamo una pianta; attendiamo la luce buona in silenzio; viviamo nascosti; restiamo soli, ma aperti a un incontro inaspettato (proprio perché soli…). Duri fino all’impermeabilità, ma teneri quanto serve per sperare.

Il gioco di questi anni non è semplice. Non viene incontro, non rassicura nessuno. Almeno, se è il gioco vero. E allora restiamo accanto. Non ci allontaniamo troppo. Così che un richiamo, una voce inattesa, dal centro del bosco, quando ci parrà che tutto sia finito, possano invece farci accennare un sorriso. E una risposta compiaciuta.

“Ci sono un mucchio di cose da fare. Basterebbe vivere, a segare il tempo”

#Dialoghimediterranei

#zonafranca

(La citazione finale è tratta da una canzone dell’album “Chiedi Alla Polvere“, primo disco del gruppo musicale “Zona Franca“. In uscita quest’anno)

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